Dottor Capecchi
La storia personale e professionale del Dr Marco Capecchi
La storia personale e professionale del Dr Marco Capecchi
L’infanzia
Dicono che il mio nome derivi da Maris il dio etrusco della guerra e dal latino Marticus e poi traslato in Marcus, letteralmente “sacro a Marte”. Dicono quindi che il mio nome possa in origine avere avuto sia il significato di “maschio, virile”, sia “dedicato a Marte, il dio della guerra” degli antichi romani.
Fatto sta che a Prato, quel 24 gennaio 1967 quando nacqui (in casa, allora il parto non era ancora stato medicalizzato), mi fu assegnato appunto questo nome. Ricordo che era un martedì. Di nuovo sembra fatto apposta. Martedì deriva dal latino dies martis il giorno di Marte. Non sta a me giudicare se e effettivamente l’antico significato di “maschio, virile” del mio nome abbia una qualche base reale, ma qualcosa posso raccontarvi a proposito del legame tra il mio nome e Marte, il dio della guerra. Qui posso dirvi con assoluta convinzione, che la mia vita con la guerra, ha sempre avuto a che fare. Non parlo naturalmente della guerra vera, quella fatta con i fucili o le bombe, che hanno fatto o subito sul serio i miei genitori e i miei nonni. No, parlo di una guerra diversa, una guerra quotidiana, senza sosta, una guerra che per me dura da una vita e che durerà no alla ne. Parlo della guerra per la Libertà o se preferite della guerra di Liberazione. Ho sempre avuto un grande rispetto per la Festa della Liberazione, che come sapete si celebra il 25 Aprile, per l’appunto il giorno di San Marco(sic!), patrono di Venezia, ma presto nella mia vita ho capito che il 25 aprile non è una semplice data per ricordare la liberazione dell’Italia dal nazifascismo. No, il 25 aprile, per me sono tutti i giorni. Tutti i giorni mi trovo a combattere la mia guerra per la Liberazione.La Liberazione dalle ingiustizie, la Liberazione da chi vorrebbe condizionare le tue scelte, e il tuo modo di curare i pazienti. La Liberazione dal male, dal dolore, dall’ansia, dalle malattie che a iggono l’Uomo. Nei limiti delle mie piccole capacità, questa guerra non è mai stata facile. Come tutti voi anch’io ho dovuto passare attraverso numerose e progressive tappe formative, che alla ne mi hanno fatto diventare quello che sono adesso. Ho sempre avuto il desiderio di lavorare in ambito sanitario. Sarà perché n da piccolo (ero nato da pochi giorni), a causa di un’otite cronica ho sempre frequenta- to gli ospedali. Mi a ascinava questo mondo di persone con camici bianchi che si davano un gran d’a are per aiutare chi, come me stava male. Presto ho anche imparato a mie spese che c’erano dei dottori che quando mi medicavano l’orecchio mi facevano un gran male, mentre ve ne erano altri che avevano, come diceva mia madre, “le mani leggere”. Già da allora non ho mai capito perché chi aveva “le mani pesanti” si era dato a quella professione.
I miei avevano un bar. E’ per questo che mi misero in una scuola pari cata al Seminario di Prato. Era l’unica scuola che “faceva il tempo pieno” e per me era normale avere come insegnanti delle suore, mangiare con i compagni in refettorio, e trascorrere “l’ora di ricreazione” nei bellissimi piazzali interni circondati dagli edifici dove vivevano persone che studiavano teologia. Fu in quell’ambiente che si consolidò in me l’amore per la medicina, e gran parte del mio tempo lo passavo a studiare dei libri “sul corpo umano” di cui era ricca la biblioteca della scuola. In classe con me c’era anche il figlio di un noto medico. Nacque tra noi un’amicizia, ma anche una rivalità. Chi di noi due era più bravo in Scienze? Chissà su quali libri poteva studiare lui, ma io intanto lottavo con quello che potevo.
L’avvicinamento al campo medico
Alla fine delle medie volevo fare l’infermiere. E’ per questo che pur abitando a Prato, scelsi di frequentare il biennio del biologico sanitario dell’Istituto Pacini di Pistoia. Allora per fare l’infermiere ci voleva il biennio delle superiori, e poi si accedeva al triennio professionale. Mi dissero che al Pacini preparavano molto bene per la Scuola d’Infermiere Professionale. Alla fine del biennio però decisi di continuare. Nel frattempo entrai a far parte dei volontari della Misericordia di Prato. Li, da ragazzino, ne ho viste di tutti i colori, e sono rimasto in contatto con la malattia, la morte e la sofferenza. Al termine della maturità volevo fare biologia o medicina, ma un brutto mal di denti mi fece conoscere un famoso dentista di Pistoia, marito della mia insegnante di Biologia, che divenne mio maestro. Fu lui a propormi di fare Odontoiatria. C’era un unico problema: l’accesso era a numero chiuso. Quell’estate subito dopo la maturità lottai per essere ammesso a Odontoiatria, ma incredibilmente ci riuscii. All’Università di Firenze non mi trovai particolarmente bene. Anzi mi trovai molto bene con alcuni insegnanti che mi fecero amare la loro materia, mentre trovai molti altri che insegnavano poco o nulla. Nel frattempo comunque, e con orgoglio, passavo il poco tempo libero dietro il banco del bar e con un occhio facevo un caffè e con l’altro studiavo per l’esame. Lottavo per studiare e al contempo dare una mano ai miei. Io sono nato “dietro al banco” del bar e il bar è stato per me una grande scuola di vita. E’ stato lavorando al bar che ho incontrato per la prima volta la complessità dell’Uomo. E’ stato lì che ho capito e provato sulla mia pelle come fossero diverse le esigenze e le attese di ciascun cliente. C’è chi voleva il caffè lungo, chi basso, chi invece amava gustarlo nel vetro. Chi odiava le tazzine fredde, chi quelle calde. Alcuni lo volevano macchiato il caffè. Sì, ma macchiato come? Freddo, caldo, con la schiuma, senza schiuma, un po’ di polvere di cioccolato? Piano piano imparai a ricordare quello che quel singolo cliente voleva da me, e piano piano mi accorsi che ciascuno di noi è un essere unico, diverso e irripetibile. Mi chiedevo se la medicina teneva in debita considerazione questa realtà. Avevo l’impressione di no. Tutto era orientato alla standardizzazione, alla media, ma alla fine, mi chiedevo, esisteva davvero il “paziente medio”?
L’inizio della professione
Alla fine dell’Università m’innamorai perdutamente (da un punto di vista professionale s’intende) del Dott. Giuseppe Ficarra, patologo orale di fama mondiale. Si era laureato in medicina a Padova, dove aveva preso la specializzazione in oncologia. Era poi andato all’estero, negli Stati Uniti e si era dedicato alla patologia orale. Alla fine era arrivato a Firenze. Lo conobbi e fu subito amore. Gli chiesi se potevo fare la tesi con lui. Era un uomo affascinante, molto preparato, e competente. A lui devo molto. Iniziai a frequentare il reparto di patologia orale. Era il tempo in cui ancora l’AIDS imperversava senza possibilità alcuna di cura. E lì ebbi l’occasione di vedere ancora l’incredibile sofferenza di questi pazienti con patologie delle più varie e gravi. Lottavo per dare il mio piccolo contributo alle loro vite. Lottavo perché sarei voluto diventare anch’io un patologo orale. Grazie al Dott. Ficarra mi fu offerta la possibilità di iscrivermi al Master di “Oral Medicine” presso la San Francisco University, in California. Mi avrebbero ammesso senza pagare la retta. Nel frattempo però avevo concluso gli studi e il Dott. Nicola Perrini mi prese come collaboratore presso il Centro di Odontoiatria e Stomatologia di Pistoia. Per motivi economici fui costretto a rinunciare alla possibilità di andare negli Stati Uniti. Alla fine dovetti piegarmi alla realtà. Non c’era possibilità di fare carriera accademica per me, e dovevo lavorare per vivere. Fu così che diventai un “dentista a tempo pieno”. Mi dedicai anima e corpo alla professione di odontoiatra e grazie al Dott. Nicola Perrini imparai come si dice, il mestiere, e anche molto, molto di più. Anche a lui devo molto. Ho lavorato presso il centro per undici anni. Sono stati anni molto formativi, perché ho avuto il privilegio di lavorare fianco a fianco con colleghi molto più esperti di me, che mi hanno insegnato tante cose. In quegli anni sono stato anche coinvolto nella Fondazione Prof. Luigi Castagnola, che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente. Ho conosciuto i migliori nomi dell’odontoiatria italiana e non, partecipando ai congressi della Fondazione Casagnola, e degli Amici di Brugg. Mi sono appassionato di Endodonzia e di microbiologia endodontica. Ho trascorso brevi periodi formativi in Svezia, all’università di Umea a poche decine di chilometri dal circolo polare artico. Ho avuto come maestri il Prof. Goran Sundqvist e il Prof. Ulf Sjogren, con il quale tuttora sono in contatto. Tuttavia qualcosa in me stava cambiando. Provavo una sempre maggiore insofferenza verso “la solita odontoiatria”. Volevo imparare nuove tecniche, ampliare le mie conoscenze, avere una mia libertà decisionale.
La crescita professionale e il Master di II livello in Implantologia Osteointegrata
Maturai la convinzione che era necessario per la mia crescita professionale lasciare l’Istituto e così feci. Non avevo progetti, non avevo soldi, non avevo la possibilità economica di aprire uno studio tutto mio. Eppure me ne andai lo stesso, grazie anche alla presenza e all’incoraggiamento di Gianna, con cui da lì a poco mi sarei sposato. Gianna lasciò il suo lavoro, perché era evidente che qualunque cosa avessi fatto, avrei potuto solo fare il dentista, e non avrei potuto permettermi di pagare un’assistente. Chiedemmo agli amici e ai parenti come regalo di nozze un “libero contributo” in denaro in modo da avere la possibilità di organizzarci una nuova vita professionale e no. Lottavo per costruirmi una nuova dimensione, ma non sapevo come né dove. Fu così che grazie alla Sig.ra Cristina che aveva lasciato prima di me il Centro di Odontoiatria, fui messo in contatto con il Prof. Piero Balleri che mi propose di lavorare nel suo studio di Pistoia, assieme a un altro collega, il Dott. Luca Ghelli. Mi era stata data una nuova opportunità e così iniziò la mia nuova vita professionale nello studio in via Ventura Vitoni. Sono stati cinque anni molto intensi e formativi grazie anche alla possibilità di frequentare due colleghi di assoluto valore e capacità professionale. Grazie al Prof. Balleri ho avuto l’occasione di diventare tutor di Endodonzia presso l’Università di Siena e professore a contratto in Odontoiatria restaurativa nel corso di laurea in Igiene dentale. Mi piaceva stare in contatto con i giovani colleghi dell’Università e trasmettere loro quel poco che sapevo fare. Anche al Prof. Piero Balleri devo molto.
Eppure ancora mi sentivo incompleto. Desideravo imparare l’Implantologia, ma volevo farlo a modo mio. Dopo lunghe ricerche capì che presso l’Università di Padova c’era un Master di II livello in Implantologia Osteointegrata, molto ben strutturato. Il Master di durata biennale, prevedeva un giorno di lezione teorica alla settimana, e un giorno di pratica clinica sotto la guida di tutors esperti. In particolare ti erano affidati dei pazienti su cui eseguire un trattamento implanto-protesico dall’inizio alla fine. Un evento unico nel panorama universiario italiano. Studiai implantologia e parodontologia per prepararmi al test di ammissione. I posti disponibili erano solo dieci. Superai l’esame d’ammissione al Master, e mi trovai a iniziare una meravigliosa avventura che tuttora continua. Tutte le settimane, per due anni, partivo il mercoledì pomeriggio per essere a Padova la sera. Le lezioni iniziavano presto al giovedì. Rimanevo a Padova il giovedì sera e il venerdì mattina ero in sala operatoria a eseguire interventi d’implantologia sotto la guida di tutor che osservavano, correggevano, intervenivano, e se necessario ti davano anche qualche “scappellotto”. Il venerdì pomeriggio era invece dedicato alla protesi su impianti. Insomma nel giro di due anni riuscii a trattare personalmente, o vedere trattare da altri centinaia e centinaia di casi clinici anche complessi. Ringrazio il Dott. Paolo Piccoli, il Dott. Pietro Stefani, Il Dott. Alessandro De Rossi, il Dott. Luca De Stavola, il Dott. Andrea Cattozzo, il Dott. Stefano Sivolella, il Prof. Eriberto Bressan, il Prof. Gian Antonio Favero per tutto quello che mi hanno insegnato, scusandomi se ho dimenticato qualcuno.
A Padova mi sono trovato così bene che ho continuato a frequentare il reparto di implantologia per molti anni dopo la fine del Master, diventando Tutor nello stesso e dedicandomi alle prime visite e al trattamento chirurgico di pazienti arruolati in alcuni studi clinici.
La nascita dello Studio e la vicinanza al Paziente
Nel frattempo Martina, che conoscevo fin da ragazzina, essendo una mia paziente, diventò la mia assistente. Questo è stato uno dei migliori investimenti che ho fatto, e posso dire di essere orgoglioso di avere una collaboratrice così capace, seria, educata e preparata come lei. Lavoriamo insieme ormai da otto anni e questo la dice lunga sulle sue qualità e capacità.
Nel 2010 decisi che avremmo dovuto avere uno Studio tutto nostro. Anche questa è stata una lunga e faticosa lotta per molteplici motivi personali, interpersonali e non ultimo, economici. L’esigenza di creare un nuovo studio si fondava sulla necessità di assumere una completa e totale autonomia decisionale su come impostare le modalità di cura dei nostri pazienti, svincolandoci da inevitabili interferenze dovute alla presenza di altri colleghi di “pari o superiore grado”. Il risultato di questa lunga lotta è lo studio dove adesso esercitiamo la nostra attività. Lo studio, è situato in via Macallé 117/A. Non è stato facile trovare un locale che riunisse in se tutte le caratteristiche che ritenevo necessarie per curare al meglio i nostri pazienti. In primo luogo doveva essere un luogo sicuro e confortevole, lontano dai rumori del traffico e silenzioso. Solo così avremmo potuto costruire un’adeguata atmosfera terapeutica per i nostri pazienti. Lo studio doveva anche possibilmente essere al piano terra, allo scopo di eliminare tutte le barriere architettoniche che avrebbero reso difficile l’accesso ai pazienti con speciali necessità. Anche la localizzazione era importante. Lo studio doveva essere vicino al centro, ma non in centro storico. Doveva essere vicino alle fermate degli autobus, alla stazione, ma anche all’autostrada, perché molti pazienti non sono di Pistoia. Naturalmente la zona doveva assicurare anche una facile possibilità di parcheggiare l’auto. Lo studio avrebbe dovuto avere una sala d’attesa piccola ma luminosa e confortevole, con un limitato numero di posti a sedere. Questo perché per noi la sala d’attesa non è un luogo di permanenza prolungata, dove il tempo del paziente viene gettato via senza riguardo alcuno. Noi ci vantiamo di avere rispetto del tempo dei nostri pazienti, e programmiamo con grande cura i loro appuntamenti, allo scopo di assicurare sempre la massima puntualità, fatto salvo rare occasioni in cui eventi imprevisti e avversi possono alterare il programma terapeutico. E’ per questo che raramente i nostri pazienti troveranno una sala d’attesa affollata. Tutto lo studio infatti è a disposizione totale e completa di quel paziente per quel particolare appuntamento e tutto viene programmato in modo tale da consentire la massima capacità operativa (fare se possibile più cose) con il massimo rispetto del tempo altrui. Lo studio doveva inoltre avere delle sale operative molto ampie, luminose e confortevoli, perché è la sala operativa il cuore pulsante dello studio. Infine doveva essere previsto un locale privato, dove poter conoscere e visitare il paziente in tutta tranquillità, seduti l’uno davanti all’altro. Lo studio privato è il luogo dove il medico cerca di capire la persona che è seduta di fronte a sé nella sua interezza. E’ il luogo dove il paziente può parlare liberamente dei propri dubbi e preoccupazioni, e dove sono date tutte le informazioni necessarie affinché si possa creare e rafforzare la relazione medico-paziente che è alla base di qualunque trattamento medico. Abbiamo dovuto lottare molto per ottenere uno studio come questo, ma alla fine ci siamo riusciti.
Il Master in Sedazione cosciente
L’altra tappa fondamentale nella mia formazione professionale, che ha cambiato completamente il modo con cui l’intero studio si approccia al paziente, è stato il conseguimento del Master in sedazione cosciente ed emergenza in odontoiatria, presso l’università di Padova. Questo Master, che non trova corrispettivi nelle altre Università italiane, nasce dall’intuizione del Prof. Giovanni Manani, Anestesista e titolare della Cattedra di Anestesia generale e Speciale Odontostomatologica dell’Università degli Studi di Padova. Nel 2004, il Standing Dental Advisory Committe (SDAC) pubblicò delle nuove linee guida relative al trattamento del paziente odontoiatrico in cui si confermava che “il paziente ha il diritto di ricevere, e l’odontoiatra il dovere di garantire, un trattamento efficace privo di ansia e di dolore”. In realtà questa affermazione era già stata pubblicata dalla massima autorità odontoiatrica del Regno Unito, il General Dental Council, nel documento “Mantaining Standards: guidance to dentist on professional and personal conduct (Novembre 1997). In questo documento all’articolo 4.8 relativo al controllo del dolore e dell’ansia affermava che “il dentista ha il dovere di garantire e il paziente il diritto di ricevere un adeguato e appropriato controllo del dolore e dell’ansia. I metodi farmacologici per il controllo del dolore e dell’ansia includono l’anestesia loco-regionale e le tecniche di sedazione cosciente”. La sedazione cosciente, in accordo con la “Academy of Medical Royal Colleges. Safe sedation practice for healthcare procedures. Standard and Guidance, October 2013” è definita come una “tecnica in cui l’impiego di uno o più farmaci producono uno stato di depressione del sistema nervoso centrale che rende possibile la realizzazione del trattamento, durante il quale il contatto verbale con il paziente è mantenuto per tutto il periodo della sedazione. I farmaci e le tecniche usate per la sedazione cosciente in odontoiatria devono assicurare un margine di sicurezza talmente ampio da rendere la perdita di coscienza improbabile”. Proprio in osservanza di questi principii generali il Prof. Manani elaborò un metodo basato sull’impiego di farmaci sicuri che eliminano l’ansia del paziente (ansiolitici), senza ricorrere all’impiego di farmaci ben più rischiosi che hanno un effetto depressivo e ipnotico. Durante questo Master ho imparato a valutare con grande precisione le condizioni mediche e lo stato di salute generale del paziente, capire le possibili interazioni con le terapie farmacologiche a cui è sottoposto, e valutare la necessità di sedazione del paziente in relazione alla sua ansia, al suo stato fisico e alla complessità del trattamento odontoiatrico. Attraverso l’uso sistematico di questo metodo, oggi è possibile eliminare qualsiasi fonte di ansia e di paura del dentista e sottoporre in massima sicurezza il paziente al trattamento odontoiatrico, in modo tale da mantenere il suo organismo in una condizione costante di equilibrio (omeostasi). L’applicazione di questa tecnica sta dando notevoli soddisfazioni soprattutto ai pazienti che finalmente possono essere liberati in modo definitivo dall’ansia e dal dolore che purtroppo molto spesso accompagnavano la seduta dal dentista. Sono debitore al Prof. Giovanni Manani, al Prof. Gastone Zanette e al Prof. Enrico Facco per gli insegnamenti ricevuti.
Maggiori informazioni sulla sedazione cosciente sono disponibili nell’apposita sezione di questo sito.